Il ruolo “anomalo”, o forse indefinito, del presidente del Consiglio, figura sprovvista di robuste prerogative costituzionali, è uno dei tratti più significativi e più problematici dell’istituzione di vertice dello Stato italiano. Tale situazione di indefinitezza, parte costitutiva di quest’organo fin dall’epoca dello Stato liberale, ne ha reso spesso evidente nella storia repubblicana la torsione deformante, ma anche adattiva.
La ragione di questo lavoro a più voci consiste nel dare sistematicità a un argomento di indagine che non ha ancora trovato un’adeguata attenzione sulla lunga durata, ossia nell’originale continuum della sua evoluzione, a partire dall’età liberale, passando attraverso il fascismo e giungendo alla fase democratica e all’attuale rapporto con le istituzioni europee. Il volume intende non solo definire un terreno di confronto tra varie discipline scientifiche, ma ha anche l’ambizione di fornire un’analisi d’insieme sui variegati aspetti istituzionali e teorico-istituzionali, sulle connessioni politiche e amministrative che hanno caratterizzato il ruolo del presidente del Consiglio all’interno, e all’esterno, dell’esecutivo.
Leonida Tedoldi insegna Storia delle istituzioni e dei sistemi politici europei all’Università degli Studi di Bergamo; svolge attività didattica, di ricerca e di collaborazione in alcune università spagnole e al Centre d’Études des Normes Juridiques “Yan Thomas” dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Le sue ricerche riguardano, tra l’altro, i problemi storico-istituzionali dello Stato italiano, spagnolo e francese.