Le ricerche sul teatro classico confermano vieppiù la necessità di studiare i capolavori del teatro greco e latino non solo dal punto di vista drammaturgico, ma all’interno della complessa realtà ‘teatrale’ (il theatron) per cui erano stati concepiti e a cui erano destinati; il testo drammatico rappresenta infatti una parte sì fondamentale, ma comunque solo una componente dell’opera teatrale: le altre parti sono costituite dall’interpretazione degli attori (timbro, ritmo, volume, colore della voce assieme ai gesti e la postura di interpreti in ogni caso maschili), dal luogo scenico in cui essi si muovevano, dall’apparato di maschere, abiti, oggetti scenici, scenografie, dalla musicalità, e altro ancora come il contesto socio politico della rappresentazione e la natura del pubblico. Le fonti antiche permettono di riconoscere tutte queste altre componenti oltre al testo teatrale, tuttavia la frammentarietà dei reperti archeologici e delle informazioni specifiche sui vari temi rendono difficile se non addirittura impossibile ricomporre un quadro unitario delle diverse parti che rendevano possibile la complessità del theatron. Per cercare di ricostruire questi aspetti che sfuggono a una nostra sicura conoscenza, offre buoni risultati confrontare i frammenti dei dati filologici, storici, archeologici ed epigrafici di cui disponiamo con il fenomeno complesso e unitario di altre realtà teatrali in epoche e luoghi diversi. Il confronto permette infatti di riconoscere sorprendenti dinamiche universali dei linguaggi teatrali a livello globale, che giustificano e incoraggiano l’approccio antropologico per cercare di colmare le lacune delle nostre fonti a proposito del teatro greco e latino.
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