Il libro che gli studenti del Laboratorio di editoria hanno scritto e allestito – è la
quindicesima volta che lo fanno – è pieno di sorprese. Cosa non facilmente prevedibile
né realizzabile, visto che il tema non è certo nuovo.
Sui rapporti tra il cinema e la letteratura o, meglio, il libro in questo caso (come
caso editoriale), ci si interroga da parecchio tempo. Fin dalle sue origini il cinema
ha usato la letteratura come un grande archivio in cui pescare per costruire le sue
storie. Anzi, anche in questo caso sarebbe meglio dire il libro. Basta pensare, per
fare un esempio, alle versioni della Commedia assai presenti nel cinema italiano delle
origini e chiaramente ispirate non solo al poema dantesco ma più precisamente alle
sue edizioni illustrate da Doré. Il confronto, inevitabile, tra un fi lm e il libro da cui è
tratto ha prodotto migliaia di rifl essioni, dalle più articolate e profonde alle più ovvie
e banali, spesso concentrate attorno al criterio un po’ prevedibile della fedeltà.
E come dimenticare, sempre nella storia di questo rapporto tra le due forme di
scrittura, l’intenso dibattito che maturò negli anni sessanta-settanta sulla sceneggiatura
cinematografi ca e sulla sua natura di testo letterario o meno? Insomma, un terreno
solo in apparenza facile, in realtà assai scivoloso quello su cui si sono cimentati
gli autori del volume, che, tuttavia, non hanno mancato di fornirci indicazioni nuove
e, come si diceva, sorprendenti.
Tratto dall’Introduzione