Nei romanzi e nelle novelle di Federigo Tozzi, partendo da spunti autobiografici, si svolge una rappresentazione ben delineata del suo personaggio tipico: il giovane incerto, sognante, fondamentalmente onesto e ingenuo, che finisce ingannato e vinto dagli uomini e dalle cose. Il tema di un carattere introverso, posseduto dal demone dell’incomunicabilità, sempre in contrasto con la figura paterna – violenta e anaffettiva – che resta impotente a dominare la realtà, gli altri uomini, le situazioni sociali ed economiche, trova nelle sue opere una profonda consacrazione. Tozzi raggiunge una tale secchezza di disegno, un’esattezza di notazioni, una forza amara e dolorosa che fanno di lui un narratore di interesse sociale e un raffinato interprete dell’animo umano. Accostato a Cechov per l’intensità artistica delle sue narrazioni, Tozzi – con i suoi spietati affreschi di provincia di altissimo livello – è da anni considerato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento.
Nell’opera sono compresi i romanzi “Con gli occhi chiusi”, “Il podere”, “Tre croci” e le raccolte di novelle “L’amore” e “Giovani”. In apertura l’introduzione “L’ombra paterna in Tozzi e in Cechov”.
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