«Michelangelo Bonarroti, Pittore Scultore et Architetto» di Giorgio Vasari» è estratto dalla voluminosa opera «Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri», dato alle stampe in Firenze nel 1550 per i tipi di Lorenzo Torrentino. Il fascino del racconto si unisce con la sonora ricchezza della lingua toscana, i cui segni sono tutt’oggi viventi ovunque nel mondo si parli di arte e cultura. Nel 2018 la Toscana ha celebrato i 500 anni dalla venuta di Michelangelo in Versilia e a Carrara, sulle Apuane dove il marmo «di grana unita, omogenea, cristallina, ricorda lo zucchero».
Giorgio Vasari nacque ad Arezzo nel 1511 e morì a Firenze nel 1574. Fu pittore e architetto, presente in molte città italiane (Arezzo, Bologna, Napoli, Roma), legò il suo nome alle grandi committenze pubbliche dei Medici a Firenze, tra le quali spicca il complesso degli Uffizi. Vasari fu anche scrittore, la sua raccolta delle Vite da «Cimabue nsino a’ tempi nostri» rappresenta la prima opera moderna di storiografia artistica, nella quale definì il canone dell’arte italiana fra Trecento e Cinquecento.
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